
~ Il Buco
14.04.2022
Per molti anni mi sono nascosta, davanti a me stessa in primo luogo.
Non accettavo molti lati di me, criticandoli , giudicandoli e disprezzandoli.
Ho passato l’adolescenza cercando di distruggermi, devastata dal profondo malessere che mi tormentava in quegli anni. Ho iniziato a tagliarmi, a privarmi del cibo e del nutrimento della vita per non sentire quella sofferenza atroce che mi attanagliava e da cui non riuscivo a liberarmi.
Trovavo sollievo solo nella pittura, nella musica, in lunghe camminate nei boschi in solitaria e nella lettura.
Ho perso amicizie, ho perso anni di vita spensierata, ho perso la gioia di vivere, ho perso la spontaneità.
Non ho solo perso, ho anche trovato. Ho trovato moltissimo. Proprio grazie a quegli anni così turbolenti e sofferenti, ho iniziato il mio viaggio di conoscenza verso me stessa. Ho cominciato a guardarmi dentro, inizialmente con disperazione e frustrazione, poi sempre con più gentilezza e amorevolezza.
Temiamo così’ tanto di toccare il fondo. Ne abbiamo una paura folle, cerchiamo in tutti i modi di evitarlo, di non lasciare che accada, di celare al mondo che siamo proprio lì, sul precipizio e basta un soffio per farci precipitare.
Dandoci il permesso di toccare il fondo, ci facciamo un meraviglioso regalo. Sul fondo non c’è più nulla, siamo. Non c’è un luogo dove andare, non c’è nulla da fare, non c’è niente da dire.
C’è da essere e sentire.
Il fare verrà, ma non ora. Ora senti. Sentiti. Senti tutto ciò che non ti sei dato il permesso di sentire e lasciar uscire. Lascia essere, accogli ciò che è presente.

